mercoledì 4 gennaio 2012

Storia mediocre di un drammatico iter telefonico.

Il titolo chilometrico dovrebbe già mettervi in guardia. Ma ecco che, senza ulteriori esitazioni, andiamo ad iniziare il nostro iter. Tutti pronti? Sappiate che non potrete tornare indietro.

Stamane, alle ore 10.35, si è tenuto un vero e proprio dramma in casa mia. Ma più o meno è un dramma comune, che tutti vivono almeno una volta nella vita. Per questo si intitola "storia mediocre", perché sicuramente molti di voi l'hanno già vissuta.
Dunque, dopo tre giorni di contrattazione per presentare alla segreteria scolastica il preventivo per la gita di maturità, finalmente, ieri sono riuscita a parlare con un irraggiungibile Sig. Preside (da me chiamato Gargamella, a causa di ovvie affinità fisiche). Costui mi ascolta (quasi) con interesse e mi chiede di richiamarlo, oggi, con più informazioni. Mi specifica che è urgente e che NON POSSO MANCARE al nostro appuntamento telefonico. Ringrazio, piena di gioia, credendo di aver raggiunto un bel traguardo.
Successivamente, mi ammazzo di lavoro e spendo l'intera busta paga di mio padre in telefonate. Prima di tutti contatto uno dei professori che, poverino, mentre si decide della nostra gita è a sciare, e scopro che la sua copia del maledetto preventivo è a casa. La quale casa è chiusa e sigillata. E il preventivo mi serve per il giorno dopo. Bene!
Non mi arrendo, contatto un genitore che a sua volta contatta l'agenzia per farci un nuovo preventivo. Nel frattempo, telefono a mezzo mondo per avere anche io il numero dell'agenzia. Non lo trovo, ma per fortuna mi arriva lo stesso per email il suddetto preventivo. Peccato che è un file stranissimo diviso in quattro, e quando tento di aprirlo mi si para davanti una lunghissima scritta in ostrogoto.
Contatto il mio ragazzo, informatico, e gli chiedo di risolvere. Viene a casa, risolve, e io riprendo il mio iter.
Ora ho il preventivo, devo solo informare TUTTA LA CLASSE che sta andando in porto la nostra proposta, ma per fortuna in questo mi aiutano delle vere anime pie e San Facebook.
Finalmente, per quel giorno, ho concluso (salvo un'altra mail che devo inviare e che mi costa altre telefonate, ma nulla di riconducibile a Gargamella o al preventivo).
E ora, comincia la vera tragedia.

Torniamo alle ore 10.35 di stamane. Afferro, decisa, il telefono. Cerco nella lista delle chiamate il numero della segreteria. E infine lo premo. Sì, lo premo: il tasto "call".
Non l'avessi mai fatto! Ancora non sapevo che questo semplice gesto mi avrebbe portato alla follia più assoluta. Per ora, infatti, c'era solo il tut tut del telefono, e poco dopo la risposta automatica. Una vocina femminile mi dice che il personale è al momento occupato, accompagnata da una musichetta di Mozart... o di Beethoven. Insomma, quel genere.
Mentre sto pensando a quale compositore sia, mi risponde una bidella. Scusate, scusate... personale ATA. Adesso si chiamano così, e reputano offensivo il termine "bidello". Chissà poi perché!
"Pronto?"
"Salve, sono la rappresentante della classe 5 A scientifico"
"Che vuole?"
Ha un simpatico accento del sud.
"Devo parlare col preside, mi è stato detto di chiamare oggi"
"Sì, ma perché?"
La storia è lunga. Decido di spiegare, ma di abbreviare. Ciononostante, spreco almeno 3 minuti di chiamata, alla fine dei quali...
"Aspetti, le passo la vicepreside!"
"No, no! A me serve il pres..."
"Pronto?"
Riconosco la voce della vice. Impreco nella mia mente.
"Salve, sono la rappresentante della 5 A scientifico. Devo parlare col preside, mi è stato detto di chiamare oggi"
L'interlocutrice esita, e per un momento guardo lo schermo del telefono per sapere se è caduta la linea. Poi, improvvisamente, torna e quasi mi urla nell'orecchio:
"Ma... al momento... perché non dici a me?"
Già il fatto che mi da del tu un po' mi altera, ma ingoio il rospo. Ricomincio la mia spiegazione.
"La mia classe bla bla bla... il preventivo bla bla bla... riunione bla bla bla...  - dopo due ore di monolgo - Ha capito?"
La donna esita ancora, io mi preoccupo seriamente per i suoi collegamenti neurali.
"Ma io... di queste cose non so..."
"Mi scusi, ma lei è la vicepreside, no? Dovrebbe saperlo. In ogni caso, si può parlare con il preside o no?"
"Ma, al momento... le passo la Signora Claudia!"
NO! LA SIGNORA CLAUDIA NO!
Ora, voi non sapete chi sia, ma vi assicuro che è una persona molto irritante. Parlare con lei significa iniziare una guerra nucleare. E' acida quanto un limone marcio, ed è dir poco. Io, purtroppo, ho dovuto rapportarmi con lei in più di un'occasione e, unendo il suo atteggiamento insopportabile e la mia smodata irascibilità, abbiamo sempre dato vita a grandi diverbi. Ma ormai è troppo tardi per rimediare:
"Pronto!"
Col timpano ormai perduto, chiedo, affranta:
"La Signora Claudia?"
E il bello è che sembra non avere un cognome nè un ruolo in questa scuola, la Signora Claudia. Boh.
"Sì? Che c'è?"
La solita voce irritante. E io metto in scena il solito discorso precotto. Tanto ormai la busta paga è andata a signorine, posso permettermi di ripetere tutto d'accapo.
"Salve sono la rappresentante bla bla bla... preventivo bla bla bla... però devo parlare col preside, è inutile che continuate a giocare a scarica barile!"
"Io non so niente e adesso il preside non c'è! Vieni tu di persona lunedì! C'era proprio bisogno di chiamare oggi?"
"E' stato lui a dirmi di chiamare oggi, mica me lo sono inventato"
"Sicuramente ti stai sbagliando!"
Ormai mi esce il fumo dalle orecchie.
"No, non mi sto sbagliando, non sono così imbecille!"
"Non può averti detto di chiamare oggi perché il mercoledì è il suo giorno libero!"
Ma allora... ci sono o ci fanno? Rimango silenziosamente esterrefatta.
"Va bene - cerco di trattenere la rabbia - va bene. Allora arrivederci!"
"Eh, ciao!"
Riattacco, quasi spaccando il tastino di "termina chiamata".
"MA CIAO A TUA SORELLA!" grido.
Ciò che segue ve lo risparmio: mia madre entra in camera e mi chiede se sto bene, la rassicuro, poi comincio a informare la classe a proposito dell'incompetenza di quelli che dovrebbero essere i nostri insegnanti. E vi risparmio anche tutte le motivazioni che hanno fatto quasi saltare la nostra gita di maturità, ma vi garantisco che sono tutte dovute alla poca organizzazione del personale scolastico.
Ma allora mi chiedo: al posto di spendere soldi e impegnarsi per le musichette di attesa telefonica, perché diamine non assumete persone con tutte le rotelle a posto?
Vabbè, dopo questo piccolo racconto, dopo essere stata piantata dal Gargamella in persona, e dopo la mia piccola imprecazione contro la scuola pubblica italiana, mi ritiro. E lo faccio con un esito finale: 156 minuti di chiamata in 48 misere ore.
Tanto pago io.

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